2012, Maggio, Domenica 13
Ieri non ho scritto perché avevo troppo sonno. Avevo dormito solo un paio d’ore, ero andato a letto solo dopo aver finito di scribacchiare intorno alle cinque di mattina. Fatto sta che la riunione del Movimento Raeliano era alle 10 di mattina. Antonieta, la responsabile nazionale, mi aveva telefonato la sera prima – venerdì 11 – per avvisarmi. Non ci ho potuto fare niente, anche andando a letto alle 5 di mattina ho faticato ad addormentarmi. Ho fatto la levataccia alle 8.30, sono uscito giusto dopo aver fatto doccia, colazione veloce e un salutino a Marcia.
Sì, lo so che sembra quel personaggio che faceva Lucia Ocone a Mai dire Goal qualche anno fa. Ma si pronuncia “Marsia”, o Marthia, con il th inglese se siete dei puristi dello spagnolo Europeo. Qui, e in tutto il resto del Sudamerica, bisogna pronunciare Marsia se non volete farvi prendere per il culo. Mi si passerà il francesismo apparentemente ripetuto da poche righe più sopra, bisogna tenere conto che quel che si legge a distanza di 30 secondi io l’ho scritto a distanza di 3 giorni.
Marcia è la tata dei miei zii Gigino e Maria Olga. E molto saltuariamente il sabato passa da mia nonna che ogni tanto le chiede di fare un po’ di ordine e pulizie in casa. Maria Olga storce un po’ il naso, visto che la fa lavorare da lunedì a venerdì preferirebbe farla riposare di sabato. Ma è tipo un sabato ogni due mesi a quanto ho capito. La specialità di Marcia non sono le pulizie né l’ordine… non è bello da dirsi di qualcuno che di lavoro fa la tata… ma si è guadagnata l’apprezzamento dei miei zii e la fiducia di tutti quelli che la conoscono perché è bravissima con i bambini ed è una cuoca spettacolare.
Così sono uscito di corsa, insciarpato e inguantato, l’autobus è passato quasi subito e così ho potuto prendere presto la metropolitana e arrivare relativamente presto. Se c’è una cosa di cui Santiago può andare fiera è la sua metropolitana, con le sue 4 linee e mezzo può far morire di vergogna Roma e Milano quanto a cura delle stazioni, efficienza e puntualità. La riunione è consistita fondamentalmente in una traduzione fatta al volo da me di una trascrizione di un discorso di Rael. Non appena la gente scopre che conosci un po’ di lingue sei fregato, ti ritrovi a fare da interprete e traduttore a ogni occasione. Se non contiamo il tempo che talvolta l’attività di traduttore può consumare, la parte peggiore è che ti senti tremendamente stupido a dire agli altri quello che già è stato scritto o detto con l’unica differenza di usare delle parole leggermente diverse, dopo un po’ di tempo cominci a chiederti come fa la gente a non associare parole che sono così simili, per dire cat e gatto suonano pure simile, così come understand e intendere. No? No, se non te lo dicono o te lo fanno notare evidentemente no. Ma quest’idea non ti aiuta a sentirti meno scemo quando hai l’abitudine a capire in modo automatico l’uno e l’altro.
Quando sono tornato a casa ho avuto l’impressione di aver sprecato la mattinata, le ore di sonno, e i due euro di trasporti pubblici. Giuro che sabato mattina non ero così tirchio. Lo sono diventato stasera. Tra un po’ racconto perché.
Insomma, io ero morto di sonno, sono tornato a casa e ho dato una mano a Marcia e mia nonna, ma già sapevo che la ricompensa era una spettacolare cazuela preparata da Marcia. Ho avuto modo di assaggiarne parecchie, è un piatto tipico qui in Cile tanto quanto può esserlo la parmigiana di melanzane in Italia, ma che dico Italia, di più, Parma. La cazuela è una zuppa fatta con carne da bollito, pezzi di granturco in pannocchia, pezzi di zucca, patate intere, tutto tagliato in pezzi grandi all’incirca proprio quanto una patata, carota a pezzettini, cipolla taglio piuma, fagiolini verdi, riso e, a scelta, un po’ di peperone ed erbette come prezzemolo o coriandolo od origano.
(To be continued…)