2012, Maggio, Venerdì 4
(…continued)
La grande importanza di tale pacco dipende dal fatto che dentro c’erano degli occhiali nuovi regalatimi da una conoscenza di mio fratello, anche questa ovviamente al corrente del pacco, che ovviamente adesso si capisce perché ho definito famoso. In realtà quegli occhiali meriterebbero un racconto tutto loro, un racconto fatto di avventure, imprevisti, amori e tradimenti… ma per rispetto verso le persone coinvolte mi vedo costretto a tacere, e magari a scrivere qualcosa di pertinente a questo diario.
Come mi avevano detto lì all’alimentari, meno male che mia nonna è rimasta qui a Santiago perché aveva un’aspetto parecchio affaticato… improvvisamente dimostrava buona parte degli ottanta anni che compie tra dieci giorni. Arrivati a casa mi racconta che in mattinata era stata un po’ sbadata con la pillola per la pressione, e non sapeva più se l’aveva presa una volta, se l’aveva presa due volte, o se non l’aveva presa per niente. Poi oggi mi racconterà invece che era un po’ di giorni che la prendeva un po’ quando le pareva, perciò questa mattina era passata a in farmacia a farne scorta per prenderla disciplinatamente. Ieri mi aveva detto di sentirsi stanca, poco lucida, e in effetti al misurarsi la pressione ce l’aveva non solo alta, ma irregolare al punto che ogni nuova misurazione era una sorpresa.
Al vederla così le ho detto di andarsi a stendere e l’ho guidata a fare una meditazione. Era la prima volta che gliene guidavo una, e poi ho cercato di ripeterle i concetti e spiegarle come funziona in modo che potesse imparare a farsela da sola, perché in effetti, finite le meditazioni che le ho fatto fare è saltata in piedi come una molla, ha detto che non si sentiva così bene da un sacco di tempo, si è messa a preparare il pranzo e in cucina mi ha pure fatto vedere che riusciva a saltare… Be’, meno male che la meditazione ha funzionato allora, alla faccia di tutti quelli che per avere lo stesso effetto spendono una fortuna in coca.
La sera abbiamo telefonato a Enrique e abbiamo guardato la TV. Mia nonna mi ha chiesto di darle una pulita al computer, ché la sua versione pirata di Windows cominciava a fare i capricci. Ho cancellato applicazioni senza pietà, portandomi via anche qualche driver che non avrei dovuto e che oggi mi è toccato reinstallare, ma pare che il computer va meglio, e adesso mia nonna può tornare a intasare di catene di Sant’Antonio la posta di gran parte dei suoi contatti cibernetici. Poi ho scritto qualcosa e sono andato a dormire.
Mi sono svegliato dodici ore dopo, con la sensazione di essere un po’ ammaccato, con i muscoli indolenziti per il tanto trascinare valigie in giro, ma riposato. Ho cercato per ore di far funzionare Facebook per aggiornare la pubblicazione di questo diario usando la mirabolante chiavetta di internet mobile di mia nonna. Non capisco come fa lei a mandare allegati pesantissimi a destra e sinistra con una tale frequenza mentre io faccio fatica a loggarmi al mio profilo per inviare un po’ di testo… Nel rivedere quello che ho scritto mi sono accorto che due giorni fa ho usato il verbo passeggiare transitivamente, al che mi è sorto il dubbio e mi sono andato a cercare informazioni su google e sul mio sinonimi e contrari che mi sono portato dall’Italia. A quanto pare passeggiare è un verbo intransitivo, tranne il rarissimo caso letterario in cui sta a significare percorrere, ma in nessun caso puoi dire che qualcuno passeggia i cani, come ho scritto io. Il fatto è che in spagnolo invece sì è un verbo transitivo, proprio come nell’inglese e forse anche nel francese. Ma non l’ho corretto. Lo lascio così per amore di autenticità.
Domani viene Enrique, ed è pure ora che la smetto di riversare idee sconnesse sulla tastiera perché sono le cinque del mattino, e già lo so che con lui farò come sempre la figura di quello che dorme tutto il giorno.
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